Daniela è una ragazzetta tutta riccia, che non a caso si fa chiamare Rocciolo, non ricordo precisamente quando l’ho conosciuta, ma fin da subito il suo modo di fare da ragazza osservatrice mi ha colpita. Ti guarda! Poche smancerie e capisce subito come stai e come ti senti.
Daniela è anche un vulcano di idee che abita in un mondo fatto di colori, il più delle volte à plat, che molto ricorda il mondo delle fiabe e non a caso Rocciolo si è laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria con una tesi sulle favole e sul gioco, ispirata al lavoro dell’artista Massimo Sansavini. Capire l’arte di Sansavini è importante per comprendere di riflesso quella di Rocciolo, infatti l’artista forlivese si è formato a Ravenna, città del mosaico bizantino, il quale facendo propria la tecnica musiva, realizza opere sagomate in legno, servendosi inoltre dilacche e resine dando così vita a mosaici colorati. Colori ora sgargianti che oscillano tra dinamismo futurista e icone pop, ora tenui e sempre dai contorni definiti e morbidi.
Ora torniamo a Daniela che dalla natia Locri si trasferisce a Roma e inizia a sperimentare i suoi incastri di legno con la poca attrezzatura necessaria: legno, seghetto, carta vetrata, tempera e vernici all’acqua, riuscendo a creare mondi fantastici abitati da teneri e dolci personaggi. Spille stravaganti, metri per misurare giornalmente la crescita dei bambini, specchi e lampade create ex novo oppure attraverso il recupero di oggetti dimenticati ormai da tempo, come è avvenuto per gli indimenticabili telefono a disco, che è riuscita a far diventare lampade che illuminano «il ricordo», e la cornetta sospesa in aria, è lì come a «sussurrare nel buio l’eco di un “Pronto?”».
Un mondo nuovo, in cui il telefono grigio si tinge di tinte accattivanti, i pensieri solcano un mare di colori e le parole vagano in libertà, perché la missione di Daniela è una sola «scaraventare i grandi, ingrigiti e disabituati all’energia sprigionata dai colori, nello stupore dell’infanzia», perché alla fin dei conti tutti desideriamo tornare bambini, volare liberi nell’aria guidati dai pensieri felici, dimenticando affanni e tristezze. Il compito è arduo ma sono sicura che con il suo paziente lavoro da sapiente artigiana, le sue piccole creaturine ce la faranno a reinventare il mondo perché come ha scritto Tom Robbins – e come più volte Daniela ha affermato – «non è mai troppo tardi per farsi un’infanzia felice».
Testo ©Claudia Stritof. All rights reserved.
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