13 febbraio 2023
Stazione di Rosarno, ore 10:00 del mattino. Inizia iI mio solito viaggio della speranza!
Immersa nei pensieri e in punto imprecisato dell’Italia, mi volto e vedo un cartello con su scritto: “Santa Marinella”.
Eccola!
Il nome Marinella e il numero 13 mi accompagnano insistentemente da qualche giorno.
Le parole in questi mesi sono incarcerate nel mio essere. I sentimenti che io e mamma stiamo provando da ormai un anno sono intensi, sopratutto per lei, al cui dolore interiore si unisce quello fisico.
Accendo il computer, scrivo qualche parola senza avere un’idea precisa. Il viaggio prosegue e le parole sono confuse.
Ore 23.40: arrivo. Sono esausta. Comincia la routine e i giorni si susseguono frenetici.
Il pensiero al Suo scritto, come in ogni ricorrenza, è presente, ma la confusione non mi permette di mettere in ordine alle parole.
24 febbraio 2023
Ore 5:00 del mattino. Oggi è il mio compleanno. Ho deciso di non festeggiare. L’umore non è adatto. Cancello il promemoria da tutti i social, ma qualcosa accade: a scuola arriva il primo mazzo di fiori, a casa il secondo, le chiamate sono incessanti.
A nove anni dalla morte di Mari ho la conferma di essere circondata da persone meravigliose che rendono più agevole il mio viaggio in questa Vita.
Penso al presente e al passato; alle tappe raggiunte, al percorso fatto, agli interminabili ostacoli e a quelli ancora da affrontare.
Sento la pressione dei miei 35 anni. 3 concorsi in un anno e due ancora da fare. Vita da precaria!
“Dovrei, dovrei, dovrei…”
“A che punto sono della mia vita?”
“Cosa sto costruendo?”
Non ho più la concentrazione di qualche anno fa e neanche la stessa smisurata capacità di sognare. La realtà interiore si nutre di sogni, ma anche di tangibilità!
16 giugno 2023
Il mio terrore più grande è diventato realtà… eccomi nuovamente davanti a questo scritto interminabile.
Il mio faro, mia madre, mi ha lasciata.
In questi giorni molte persone mi hanno detto: «tua mamma si è ricongiunta a tuo padre e a tua sorella!»; «devi andare avanti» etc. Parole dette con affetto e anche con un po’ di imbarazzo, perché il dolore, sopratutto quello degli altri, spaventa.
Spero siano insieme, era il desiderio di mamma e a questo voglio pensare; ma il problema è per chi rimane perché ci si sente avvolti da una nube grigia con un mal di testa incessante e con una vita da rimodulare, senza sapere come, poiché l’unica bussola che si aveva, non c’è più.
In questi nove anni ho sondato il mio essere, l’ho messo per iscritto, l’ho ricomposto, come un archeologo che svolge ricerche sul campo.
Ho cercato di comprendere i miei sentimenti e, tramite la scrittura, ho trovato un equilibrio e tanta condivisione con chi come me stava affrontando lo stesso destino.
Il fisico austriaco Heinz von Foerster definisce gli esseri umani “macchine non banali”, che rispondono ad uno stesso input in base al loro stato interiore del momento vissuto; detto in altre parole, l’equilibrio emotivo raggiunto in questi nove anni è venuto meno e non esistono formule già scritte per affrontare la perdita.
Siamo macchine imprevedibili e rispetto a “prima” mi viene difficile vivere il vuoto che sento. Il mio essere è diverso e la perdita di una madre, non è quella di una sorella.
Prima eravamo in due e, in due, abbiamo affrontato i nostri demoni interiori.
Momenti di solitudine, di tristezza, di confusione… lei c’era con i suoi consigli e illuminava il mio pensiero talvolta pessimista.
Non programmavo viaggi, sapevo che sarei “scesa giù” a casa appena fosse stato possibile e sapevo che lei sarebbe stata lì: avremmo preso il nostro caffè insieme la mattina per poi svolgere mille faccende durante la giornata.
All’improvviso… tutto questo non c’è più!
Dirò una banalità, ma le persone che amiamo hanno il 100% di possibilità di morire.
Ho assaporato l’importanza della condivisione e dell’amore, ho conosciuto il dolore della morte delle persone care e questa è la sostanza di cui sono fatta.
Lei mi ha insegnato la tenacia e la costanza nel sorridere. Mi ha insegnato a scegliere, mi ha spronata a dire sempre ciò che penso. Mi ha insegnato a non piegare mai la testa, mi ha insegnato ad amare genuinamente, mi ha insegnato la dignità nel dolore e l’importanza di non soccombere a esso.
Il male interiore dettato dalla perdita non è una frattura che si cura nel tempo, è incurabile, si porta dentro; fa parte di noi e si deve imparare a convivere.
Non conosco quanto tempo ci vorrà per scrivere questo nuovo capitolo, né conosco la strada da percorrere per raggiungere l’accettazione e la consapevolezza. Purtroppo quando si ha Saturno contro è difficile controllare gli eventi esterni e allora l’unica parola che mi viene in mente è rallentare; così come l’unica certezza è quella di prenderci cura della nostra mente e – nei limiti del possibile – decidere di fare qualcosa per Noi. Quell’Essere a cui non si è mai data priorità, ma che evidentemente l’aveva.
Sono stata fortunata ad avere Lei, ad avere Loro. Mamma era bella e, come ha detto Don Massimo, era Franca, di nome e di fatto. Diretta e vera nella sua splendente unicità.
Madre, sorella, amica, collega, ognuno aveva la sua Franca, sempre disponibile per una battuta, un consiglio, una cena sul terrazzo o davanti al caminetto e un discorso di politica.
Nel giorno del tuo compleanno. Auguri mia vita.
Comment
Molto bello il tuo scritto, Claudia. La sofferenza della perdita e la pena per chi resta sono condizioni che esauriscono ogni energia senza possibilità di recupero. È una continua corsa ad ostacoli senza traguardo, che ricomincia inesorabile ogni giorno. Questo scritto però racconta anche della forza di fermarsi per il più consolante dei pensieri: il ricordo.