Berlino, 10 maggio 1933. Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda del Terzo Reich, loda gli studenti universitari per aver bruciato i libri “contrari allo spirito tedesco”.
Quella stessa sera in 34 città tedesche altri Bücherverbrennungen (in italiano “roghi di libri”) hanno portato alla distruzione di oltre 25.000 volumi della letteratura internazionale.
Joseph Goebbels, nel suo lungo discorso introduttivo, disse: «l’era dell’intellettualismo ebraico è giunta ormai a una fine. La svolta della rivoluzione tedesca ha aperto una nuova strada… L’uomo tedesco del futuro non sarà più un uomo fatto di libri, ma un uomo fatto di carattere. E’ a questo scopo che noi vi vogliamo educare […] sarà il compito della nostra generazione. E quindi, a mezzanotte, giungerà l’ora di impegnarsi per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato. Si tratta di un atto forte e simbolico, un atto che dovrebbe informare il mondo intero sulle nostre intenzioni. Qui il fondamento intellettuale della repubblica sta decadendo, ma da queste macerie la fenice avrà una nuova trionfale ascesa».
Una violenta e persuasiva arringa, durante una cerimonia che si svolse addirittura con accompagnamento musicale, proprio davanti a una delle più antiche sedi universitarie di Berlino.
Il fuoco arse le parole scritte in quei volumi e la cenere purificò gli astanti dalla barbarie bolscevica, giudaica e dagli insegnamenti liberisti della passata Repubblica di Weimar.
Il capitale di Marx, i volumi dei pensatori del socialismo, quelli inneggianti la Pace; opere di scrittori ebrei e degli oppositori del regime come Albert Einstein, Bertolt Brecht, Ernest Hemingway, Jack London o Tomas Mann vennero bruciati.
La messa al bando della letteratura depravata e dell’arte degenerata era già stata prevista in uno dei punti dell’ampio programma pubblicato nel 1920 dal Partito, per poi essere ribadito, tra il 1927 e il 1928, con la creazione della lega di combattimento per la cultura tedesca.
Per attuare la purificazione intellettuale era indispensabile colpire non solo la letteratura, ma tutte le arti: la musica contemporanea, definita un “caos atonale” e rappresentata da Arnold Franz Walther Schönberg; la fotografia di August Sander, di cui il nazismo confiscò il libro Uomini del XX secolo, distruggendo i negativi e, non in ultimo, parte dell’arte figurativa come il Cubismo, l’Espressionismo, il Dadaismo e l’Impressionismo.
Le opere sequestrate dai Nazisti, il 19 luglio 1937 vennero esposte nella mostra Arte Degenerata, il cui intento denigratorio si evince dall’allestimento, caratterizzato dall’accostamento dei quadri con le fotografie di malati fisici, psichici e testi di antropologia criminale.
Il “rogo dei libri” non fu dimenticato e la sua ombra risorge laddove ogni artista innalzi il libro a oggetto di riflessione estetica.
L’opera Campo dei fiori di Claudio Parmiggiani nella chiesa di San Giorgio in Poggiale a Bologna, che oggi conserva oltre 100.000 libri, consiste in una pila di volumi bruciati dal fuoco, schiacciati da una campana immobile, mentre sulla parete le ‘delocazioni’ (tracce fuligginose di libri ormai arsi), ci fanno riflettere sull’assenza e sull’importanza della cultura, indispensabile per la crescita di ogni individuo.
La metafora del silenzio e del vuoto è stata utilizzata anche dall’artista israelita Micha Ullman in The Library, installazione collocata nell’attuale Bebelplatz di Berlino, proprio lì dove avvenne il rogo voluto da Goebbels.
Al di sotto di una lastra trasparente vi è una grande biblioteca di 50 mq con gli scaffali vuoti. Un silenzio assordante che oggi vuole stimolare la nostra riflessione e costringe a ricordare il drammatico attacco alla cultura che venne sferrato alla collettività dal Nazismo.
Una metafora semplice e immediata, che spinge a meditare sul vuoto lasciato nella nostra stessa anima dopo la distruzione di importanti capolavori letterari e che inevitabilmente fa tornare alla mente la frase del poeta Heinrich Heine: «là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini». Sagge e veritiere parole.
Testo di ©Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati.
Leave A Reply