…e ripartiamo da 13! Un numero che a molti non dice nulla, ma per me molto importante. Un numero che da un mese a questa parte si manifesta giornalmente davanti ai miei occhi.
Il 13 settembre è nata Marinella e per me è sempre stato un giorno speciale perché, se in altri tempi avremmo festeggiato insieme, oggi questa data è il mio speciale momento di riflessione, un momento di stasi dal flusso continuo della vita.
La vera domanda è: si può iniziare uno scritto con una congiunzione, ovvero con un elemento che viene usato nel discorso per collegare tra loro due parti della preposizione o del periodo?
Se l’ho fatto una ragione c’e e questa è semplicissima: la pura e semplice voglia di andare avanti, senza dimenticare ciò che è stato.
In questo periodo tutte le mie certezze (e le mie insicurezze) stanno mutando vorticosamente: progetti finiti, altri da iniziare, email inaspettate, cene saltate, programmi da riscrivere.
Se dovessi descrivere questo periodo, lo definirei piuttosto complesso, dove il segno di interpunzione da utilizzare probabilmente sarebbe un punto, un segno che indica la fine di un discorso, ma se il tempo mi ha realmente insegnato qualcosa è che non voglio porre fine al passato facendo finta che questo non sia esistito per proteggermi da sentimenti dolorosi.
In 5 anni dall’assenza di Mari molte cose sono cambiate: lavoro, scuola di specializzazione, città in cui ho vissuto… e ora, a quasi 32 anni, ecco di nuovo l’incertezza del domani. Oggi però mi sono svegliata con occhi nuovi e ho meno paura di ieri, perché, come dice Francesco, ho cambiato punto di vista.
Sono molte le cose che fanno paura: il buio, i film horror, la solitudine, la perdita, l’incertezza del domani o iniziare un nuovo lavoro, ma pensandoci realmente – e qui sto per dire una banalità – è solo quando superi le tue paure che ti senti realmente libero.
Questo semplice postulato lo avevo dimenticato ed è stato uno dei quattro protagonisti del libricino dal titolo Chi ha spostato il mio formaggio? a ricordarmelo:
«Ridolino si rese di nuovo conto che l’oggetto delle nostre paure non è mai tanto spaventoso quanto noi lo immaginiamo. La paura che noi stessi alimentiamo con la nostra immaginazione è peggiore della realtà», e io molte volte ho adottato questo comportamento autolesionista, bloccando la mia mente in un vortice di insicurezze e di paure da cui avvolte è stato terrificante uscirne, semplicemente perché mi sono sentita persa, dimenticandomi di tutto ciò che era stato fino a quel momento, della determinazione conquistata e della caparbietà avuta.
Persi nel labirinto si ha paura, si teme di non trovare la strada e l’errore che si può fare è quello di star fermi ad aspettare che le paure svaniscano sole, invece di guardare verso nuovi orizzonti.
Cosa c’entra questo con il compleanno di mia sorella?
Un pò tutto e un pò niente, ma è proprio riflettendo su lei e su di noi, su ciò che sicuramente sarebbe diventata e su ciò che sono diventata io oggi, che i pensieri sono scaturiti.
Lei anche ha avuto paura, ma ha sempre continuato a lottare nelle situazioni più estreme e dolorose… ha creduto di poter vincere il mostro, ha fatto di tutto per realizzare i suoi sogni di vita fino alla fine e io questo l’ho visto e mai lo potrò dimenticare.
Con lei ho imparato il valore della vita, l’ho visto nei suoi occhi e ho visto la morte prendere il sopravvento sul suo corpo e nonostante questo lei non ha mai perso il suo indescrivibile coraggio.
Visto che lo scritto è iniziato con una congiunzione, mi sembra giusto continuare a sovvertire le regole, così l’unica frase che sopraggiunge è una domanda: che cosa faresti se non avessi paura?
Io ancora non ho una risposta a questa domanda ma proseguo con la mia vita, cercando sempre di trasformare quello che è un punto di arresto in una nuova rinascita… in una congiunzione.
Tanti auguri mia dolce sister… come avremmo fatto se fossimo state insieme, oggi festeggeremo e brinderemo alla tua eterna bellezza!
Testo di ©Claudia Stritof. Tutti i diritti riservati
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