I Die Antwoord, sudafricani di nascita, si definiscono una rap-rave crew, composta dal rapper Ninja, dalla vocalist Yo-Landi Vi$$er e da DJ Hi-Tek.
Tre soggetti “strani” che hanno iniziato il loro cammino nel 2009, con l’uscita del primo disco $O$, il quale aveva già in grembo tutta la coerenza musicale e iconografica poi definitasi con maggior vigore nei brani successivi.
Ambienti sudici, graffiti sui muri, abiti surreali tra il post-umano, il manga e le gang violente di quartiere; pupille nere, tatuaggi, corpi eccessivamente magri, pelle bianca al limite dell’umano: questi sono i Die Antwoord e questi sono gli elementi che li contraddistinguono.
Un gruppo senza censure e senza inibizioni, così come si vive in una periferia di Città del Capo in Sud Africa. L’attaccamento alla terra natia è estremamente importante per la band, tanto che lo stesso Ninja ha dichiarato: “io rappresento la cultura del Sud Africa. Bianchi, neri, inglesi, Afrikaans, Xhosa, Zulu, watookal. Io sono tutte queste diverse cose, tutta questa gente in una sola (…) persona”, un miscuglio di culture e tradizioni che in tutto e per tutto si riflette nel loro particolare slang.
I Die Antwoord fin dalla loro formazione hanno portato avanti collaborazioni di assoluto rilievo con artisti di notevole spessore, in primis, con il fotografo Roger Ballen, con la quale è nato un sodalizio creativo di rara ed estrema perfezione.
Roger Ballen non ha certo bisogno di presentazioni, essendo uno dei fotografi maggiormente apprezzati dell’attuale scena artistica internazionale. La sua è una fotografia a primo impatto umile, che da risalto ai diversi tipi umani e ai contesti sociali della periferia africana a cui associa una potente simbologia ritualistica e primitivistica.
Le fotografie di Ballen sono dominate da una grande forza concettuale conferitagli anche dall’utilizzo ossessivo del bianco e nero contrastato, cifra stilistica che naturalmente non poteva non contrassegnare il famoso video I Fink U Freeky dei Die Antwoord.
Il video, che ha segnato il debutto alla regia per Ballen, è caratterizzato da uno stile sporco, caotico e apparentemente confusionale, ambientato in uno spazio claustrofobico pieno di oggetti, scritte e disegni inconsueti che d’improvviso investono lo spettatore con una carica perturbante che spaventa e cattura lo sguardo al tempo stesso.
L’influenza di Ballen è stata decisiva nell’estetica del gruppo, e in particolare modo su Watkins Tudor Jones, in arte Ninja. Artista dalla formazione eclettica, Ninja non è solo un cantante e rapper ma anche stilista, scenografo, grafico, performer e, non ultimo, “scultore” di sex toys, come ben dimostra l’accattivante Evil Boy, disegnato per l’azienda giapponese Good Smile company.
I lavori di Ninja sono ben visibili nei video dei Die Antwoord: Enter The Ninja, in cui il frontman ha realizzato una stanza total white con disegni alle pareti, tra cui anche il famoso Evil Toy; nel video Fatty Boom Boom è presente Ugly Boy, che non solo presenta una bellissima scenografia e fotografia di scena realizzata da Alexis Zabe, ma il video è ulteriormente arricchito da innumerevoli collaborazioni artistiche (Marilyn Manson, Cara Delevingne, Dita Von Teese ecc.).
Altra importante collaborazione dei Die Antwoord è quella con Harmony Korine – sceneggiatore di Kids e Ken Park di Larry Clark – con la quale hanno dato vita a Umshini Wam [letteralmente portami la mitragliatrice], film in cui Ninja e Yolandi impersonano due gangster seduti su una sedie a rotelle, vestiti con pigiami stile pupazzetti giapponesi con mitra in mano.
In ultimo è da citare anche la fortunata collaborazione artistica con la fotografa Amanda Demme, la quale ha realizzato immagini solitarie e pensose.
Incredibilmente perfetti e impeccabili nelle loro esibizioni i Die Antwoord, sono stati definiti uno dei “progetti più atipici e perturbanti che abbiano percorso la scena musicale degli ultimi anni […] un’autentica scheggia genialmente impazzita nel pop contemporaneo” e, come ha affermato lo stesso Ninja, siamo “l’ultimo stile, l’avanguardia. L’odore di un futuro che nasce qui, nel sole brutale e nei colori di un ghetto dimenticato da Dio”.
Testo © Claudia Stritof.
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