«Ho visto le più belle menti della mia generazione distrutte dalla follia, affamate in una nudità isterica, trascinarsi all’alba per le strade negre in cerca di un coito stizzoso […] con sogni, droghe, incubi del risveglio, alcool e balli a non finire […] fare settantadue ore di macchina per sentire se io o tu o lui avevamo avuto una visione che ci facesse conoscere l’Eternità». In molti conosceranno questi famosi versi di Howl, poesia scritta da Allen Ginsberg nel 1956, ma non tutti sanno che Ginsberg fu anche un eccellente fotografo.
Grazie a lui ci sono pervenute le fotografie di un’epoca d’oro, quella della Beat Generation in tutta la sua intensità e stravaganza. Nulla è sfuggito al suo obiettivo indagatore: le città confusionarie dell’America degli anni Cinquanta, i lunghi viaggi in macchina on the road, le strade solitarie, le manifestazioni per la pace e ancora le letture pubbliche dei romanzi e l’intero clima dell’epoca segnato da una politica conservatrice e da desideri giovanili di libertà.
Con la sua Kodak, Ginsberg ha ritratto le più belle menti di quell’importante periodo culturale: Jack Kerouac, il bello e maledetto Neal Cassidy, William Burroughs autore dell’intramontabile Pasto Nudo e poi Hal Chase, Lucien Carr e Lawrence Ferlinghetti. Quello che più colpisce nelle fotografie di Ginsberg è l’assoluta vicinanza ai soggetti ritratti, la complicità instaurata con essi a testimonianza della loro grande amicizia, che poi si riflette anche negli scritti e in primis in On the Road, romanzo simbolo della Beat Generation, scritto da Jack Kerouac, che non è solo un romanzo ma un diario di viaggio dei loro giorni migliori e delle loro esperienze. Stesso punto di vista si ha nelle fotografie di Ginsberg: dirette, alcune sfocate e altre fuori fuoco, dalla composizione non proprio perfetta e colte di sfuggita, così come Fernanda Pivano descrive i versi di Howl, gli scatti sono «spogli e purissimi, appoggiati soprattutto al ritmo, e in un certo senso, popolari». E’ una fotografia diaristica, presa di getto, nel vortice della vita, idea che viene rafforzata dalle parole scritte nella cornice bianca delle fotografie, come ad incorniciarle in un racconto intimo e privato, annotando ricordi e momenti.
Non a caso le sue immagini si richiamano a quelle di Robert Frank, amico dei Beat, apprezzato e ammirato dai giovani poeti e soprattutto da Kerouac, il quale scrive la prefazione del libro gli Americani di Robert Frank, «svizzero, discreto, gentile, con quella piccola macchina fotografica che fa spuntare e scattare con una mano, ha saputo tirare fuori dall’America un vero poema della tristezza».
E’ sempre la Pivano, la madrina della letteratura americana in Italia, che ci tramanda una bellissima descrizione della Beat, proprio durante la presentazione al pubblico italiano del romando Sulla Strada: «a questa dilagante massa di ragazzi reticenti e scontrosi, tristi e freddi, avidi d’affetto e in perpetua ricerca di una ragion d’essere, staccati senza speranza da “anziani” incomprensibili e che non li capiscono, aggrappati come a una fede a un ideale di vita intenso e libero da qualsiasi pregiudizio o sovrastruttura, appartengono gli scrittori della Beat Generation».
Allen Ginsberg era uno di loro e quando pubblica Howl, il romanzo viene censurato senza se e senza ma, l’editore Ferlinghetti arrestato e criticato aspramente dai benpensanti perché metteva in luce una realtà diversa, lontana dalle regole del maccartismo che voleva giovani puritani e conformi alle regole della società, tutto ciò che i giovani Beat scapestrati rinnegavano fortemente.
Gli scatti di Allen Ginsberg sono stati pubblicati nel volume Beat Memories: The Photographs of Allen Ginsberg.
Testo ©Claudia Stritof. All rights reserved.
***
2 Comments
Grazie per questo articolo… Cercherò di rimediare qualche libro che hai citato! ❤️
Grazie mille Max… assolutamente si! Va fatto!!! Grazie per le tue visite sempre attente! Un abbraccio grande