A Palazzo Magnani di Reggio Emilia si è tenuta la quarta edizione di Arte in agenda. A tu per tu con… rassegna che dal 2012 si pone l’obiettivo d’indagare tematiche importanti ponendo a confronto «singole opere e personalità tra le più significative» della storia dell’arte.
Quest’anno la scelta è stata fatta su due opere distanti tra loro per tempo e tecnica esecutiva ma concettualmente affini: da una parte la contemporaneaAscensione di Isotta (La forma della luce nello spazio dopo la morte), 2005 del video-artista Bill Viola, facente parte del ciclo Love/Death: the Tristan Project e dall’altra la tela del pittore emiliano Giovanni Lanfranco,Santa Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli, 1616-1618 circa.
La mostra, promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani, Bill Viola e Lanfranco. Eterne visioni tra presente e passato, indaga i concetti di amore e morte attraverso il sacrificio di due eroine, l’una del mondo cavalleresco e l’altra del mondo cristiano.
La prima è Isotta, docile fanciulla che con voce tenue e spezzata dal dolore per la morte di Tristano, sacrifica la propria vita per ricongiungersi all’amato nel dolce sonno eterno, ed è così che Bill Viola la rappresenta, un corpo esanime che lentamente assurge alla morte, interrompendo lo scorrere del normale flusso temporale della vita. Simile atmosfera sospesa, resa drammaticamente intensa dalla luce fortemente contrastata caratterizza anche l’opera del pittore parmense Lanfranco, Santa Maria Maddalena portata in cielo dagli angeli.
La Santa, sospesa a mezz’aria, viene innalzata da tre putti verso il cielo in modo che possa unirsi in un abbraccio eterno con il divino, infatti secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, Maddalena «desiderosa di dedicarsi alla contemplazione delle cose celesti si recò nel deserto e vi rimase per trent’anni», in un luogo dove non vi era né cibo né acqua ma in cui ogni giorno «gli angeli sollevavano nell’alto dei cieli la beata Maddalena, che poteva ascoltare, con le sue orecchie mortali, le celesti armonie» e così nutrirsi dell’amore divino.
Innegabile è il legame tra queste due opere in cui «Isotta e Maddalena si librano avvolte nei panneggi delle loro vesti lasciandosi portare dove il loro destino le chiama, in un gesto di ardente accettazione che è dono d’amore. Il legame tenace e indissolubile tra la dimensione spirituale e materiale emana dalle due immagini condensandosi in una tensione emotiva profonda». Altrettanto forte è lo studio del passato in entrambi gli artisti che, facendo tesoro degli insegnamenti della storia dell’arte e dei grandi maestri, hanno condensato nelle rispettive opere importanti richiami iconografici, l’uno trasponendoli su tela, l’altro attraverso pixel elettronici, ma non per questo le affinità concettuali vengono meno.
Tesi avvalorata dalle parole dello studioso Salvatore Settis, che nel saggio Un pittore del nostro tempo: Bill Viola, pubblicato in occasione della mostra, afferma riguardo all’artista contemporaneo: «Bill Viola pensa se stesso come un pittore, vive la propria arte nel dialogo con l’arte del passato… Attraverso l’opera di Bill Viola noi, osservatori ora stupefatti, ora commossi, ora increduli, dobbiamo fare i nostri conti con l’arte, la sua e quella del passato».
Bill Viola e Lanfranco. Eterne visioni tra presente e passato è una mostra che va al di là del solo appagamento visivo e accompagna lo spettatore in un viaggio nelle profondità dell’animo umano, traghettandolo in concetti cari all’arte e all’esistenza quali la morte corporea e l’amore eterno e spirituale, in un continuum spazio-temporale che ripercorre un’esperienza artistica lunga molti secoli.
Articolo di Claudia Stritof pubblicato su Juliet art magazine (10 gennaio 2016)
Leave A Reply