C’e chi rimanda la sveglia per oltre un’ora. Chi si alza subito e prepara il caffè. Chi legge le notizie del giorno sotto le coperte. Chi fa l’amore. Chi accende la televisione. Chi ascolta la radio. Chi inizia a parlare con il proprio compagno o la propria famiglia. Chi è muto e scontroso per molte ore. Tutti noi abbiamo i nostri rituali la mattina appena svegli e li svolgiamo meticolosamente per iniziare bene la giornata.
Io sono una mattiniera, in periodi di maggior produttività mi capita di svegliarmi anche alle 4:30, il perché non lo so, ma svegliarmi presto, mi rilassa, mi fa riflettere senza sentir nessun rumore intorno o il cellulare che squilla. Quando vivevo a Firenze abitavo al quarto piano e la mattina era mia abitudine dirigermi verso la cucina, preparare il caffè e tornare in camera con la tazzina piena. La scrivania era davanti alla finestra e mentre bevevo il caffè osservavo le molte finestre di fronte.
Una signora era già in piedi, prendeva il caffè in cucina poi andava nel salotto. Alle 6.30 si accendevano le luci della coppia che abitava al piano di sotto e una alla volta tutte le finestre del palazzo si illuminavano. Pian piano i suoni aumentavano, iniziavano a passare tram con più frequenza e la città si animava. Quel mio osservare, capire le abitudini o gli orari era un modo per cercare di comprendere le persone o semplicemente immaginare cosa loro potessero fare in quel dato momento.
Cercando delle fotografie sull’argomento in realtà mi sono imbattuta nel libro di Mason Currey, «Daily Rituals» (Rituali quotidiani), uscito nel 2013 in cui racconta come grandi artisti, scrittori e personaggi affrontavano la loro giornata di lavoro, dall’alzataccia mattutina all’andare a dormire.
Molti sono gli artisti che prediligono alzarsi presto la mattina: Mozart, l’architetto Frank Lloyd Wright e Georgia O’Keeffe, solo per citarne alcuni, spinti da varie ragioni come la possibilità di scrivere indisturbati, oppure perché ispirati e con la mente libera dai pensieri o approfittare delle prime ore del mattino prima che la famiglia si svegli.
Ernest Hemingway era uno di questi, nonostante le sue notti fossero dedite alla svago e all’alcol, si svegliava verso le 5:30, preparava la sua tazza di caffè e iniziava a scrivere immerso nella solitudine della sua stanza. Anche Beethoven si svegliava molto presto, lo immagino in vestaglia e pantofole mentre si avvicina alla cucina e prepara il suo caffè contando i chicchi (dovevano essere 60 per una tazza), iniziando poi a comporre. Dopo un po’ di ore interrompeva il lavoro e passeggiava per tutto il pomeriggio, non andando mai a dormire più tardi delle 22:00. Gustav Mahler, invece, era uno di quei tipi scorbutici la mattina, si svegliava alle 6:00 anche quando era in vacanza; Thomas Mann a differenza si alzava tutti i giorni alle 8:00, preparava il caffè dopo mezz’ora e faceva colazione con la moglie. Anche Jane Austen preparava la colazione per la famiglia alle 9:00, non prima però di aver suonato il pianoforte. Mentre Haruki Murakami, quando è in fase di stesura di un romanzo si sveglia puntualmente alle 4:00.
Sylvia Plath cercava disperatamente una routine stabile conciliando creatività e vita familiare, soprattutto dopo il divorzio con il marito Ted Hughes. Sveglia verso le 5:00 per scrivere indisturbata mentre i figli dormivano, poi preparava la colazione, svegliava i bambini e così iniziava la giornata.
Un colpo di pistola sparato dal vicino di casa svegliava molto presto Victor Hugo all’alba, il caffè gli veniva portato dalla sua amante Juliette Drouet, sua vicina di casa. Mangiava due uova crude e subito dopo iniziava a scrivere. L’architetto Le Corbusier si svegliava alle 6:00 per svolgere i suoi 45 min. di ginnastica.
Poi ci sono coloro che si svegliavano a metà mattina come Scott Fitzgerald che si alzava alle 11:00 e allo stesso orario si alzava David Foster Wallace. Gustave Flaubert invece si svegliava solo un’ora prima, batteva al soffitto per chiamare la madre che scendeva al piano inferiore e chiacchierava con lui per un po’ di tempo.
Proust si svegliava tardissimo, tra le 15:00 e le 18:00. Il suo era un rituale molto particolare perché si racconta che era solito fare prima una tiratina di oppio per curare l’asma di cui soffriva, nel frattempo preparava il caffè e mangiava il suo buon croissant, per poi iniziare a scrivere nella stanza insonorizzata con il sughero. Ma abitudini particolari caratterizzavano anche Benjamin Franklin che sedeva nudo accanto alla finestra per un po’ di tempo in completo relax, infine Honoré de Balzac che dormiva poco, si sa che beveva circa 50 tazze al giorno di caffè per restare sveglio. Si svegliava all’una di notte e scriveva per tutta la notte. Genio e sgregolatezza… ognuno di noi ha abitudini diverse nello svegliarsi. Ma l’importante è farlo… e per concludere cito Antonio Machado Ruiz, pittore e scrittore spagnolo:
“Dopo il vivere e il sognare, ecco ciò che più conta: il risveglio”.
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Ciao Mariachiara, beh, la possibilità di poterci risvegliare con chi amiamo, bere il caffè in terrazza davanti al nostro mare e al sole cocente cambia sicuramente la prospettiva del risveglio…presto o tardi che sia la maggior parte delle volte il risveglio avviene sempre con il sorriso sul volto… :*
bello….. e rilassante anche…. me lo rileggerò con piacere il giorno di Natale: sveglia presto (per me… in vacanza le 9), pc sulle ginocchia e vista mare jonio (il nostro naturalmente) …. un abbraccio
Grazie!
Max ma grazie a te per essere passato a leggere l’articolo… un abbraccio e buona domenica..